Locuzione gaelica: noi stessi. Movimento politico
irlandese di liberazione nazionale, poi trasformato in partito. Nacque nel 1902
come società segreta, organizzatasi intorno al giornale “United
Irishman”, propugnatore di un estremo nazionalismo, e al giornalista A.
Griffith. Nel 1905 il
S.F. si costituì in partito, raccogliendo e
coordinando la maggior parte delle forze irlandesi orientate all'indipendenza
nazionale. Nel corso della prima guerra mondiale, unitamente ad altre
organizzazioni politiche e sindacali d'Irlanda, il partito cercò di
sfruttare le difficoltà belliche britanniche: in coincidenza con la
Pasqua del 1916, il
S.F. scatenò un'insurrezione armata,
particolarmente concentrata a Dublino. La sollevazione fallì, fornendo
l'occasione per una repressione assai dura e cruenta da parte inglese, ma
l'aspirazione all'indipendenza nazionale non poté più essere
sedata e il
S.F. ne guidò in modo massiccio l'espressione, sia
mediante forme di resistenza passiva sia di rivolta armata. Per quanto sostenuto
finanziariamente anche dai contributi degli emigrati in America, l'esercito di
volontari irlandesi fu numericamente esiguo rispetto ai regolari inglesi, ma
guadagnò molto in termini di consenso popolare. Nelle elezioni del 1918,
il
S.F. ottenne i tre quarti dei deputati riservati all'isola: il partito
decise allora di utilizzare questa forte legittimazione politica e di
rappresentanza riunendo i deputati a Dublino (non inviandoli a Londra) e
proclamando unilateralmente la Repubblica d'Irlanda, di cui fu eletto come
presidente Eamon De Valera (V.). Ne conseguì l'irrigidirsi dei due fronti: a
una forte repressione inglese seguì la scelta feniana di abbracciare una
strategia terroristica, che si sviluppò tra il 1919 e il 1921. L'elevato
numero di morti e l'alto consenso elettorale che il
S.F. continuava a
riscuotere in Irlanda spinsero il Governo britannico a cercare un accordo: nel
dicembre 1921 venne sottoscritto un trattato in base al quale si istituì
lo Stato libero di Irlanda, nella forma di
dominion. Le province del Nord
(Ulster), a maggioranza protestante, rimanevano però al Regno Unito. La
componente più radicale del
S.F., tuttavia, respinse questa
soluzione - non votandola in Parlamento -, determinando una spaccatura
all'interno del partito. Dalla divisione sortì una corrente moderata, il
Fine Gael (stirpe gaelica), guidata da Michael Collins e Arthur Griffith, che
riconosceva validità al trattato con la Gran Bretagna, e una corrente
più estremista, facente capo a De Valera, che respinse il trattato; lo
scontro da politico degenerò in guerra civile (V. IRLANDA). Ridotto,
dalla fine degli anni Venti, a forza politica minoritaria, il
S.F. non
abbandonò mai la propria opzione preferenziale per l'unificazione
dell'isola. Nel Sud, pur essendo sempre attivo, non ebbe più una
rappresentanza parlamentare, mentre nelle regioni settentrionali dell'Ulster
continuò a rivestire un ruolo molto importante. Qui intrattenne anche stretti
legami con l'IRA (Irish Republican Army), di cui fu spesso
considerato il braccio politico. Nel 1996 il
S.F. conquistò il suo
primo seggio al Parlamento di Dublino e due seggi alla britannica Camera dei
Comuni: anche grazie al suo consenso politico tra la popolazione cattolica e
indipendentista dell'Ulster, il
S.F. venne di fatto investito del compito
di favorire uno sbocco pacifico e diplomatico per la lunga guerra civile
nord-irlandese. Alla fine degli anni Novanta si registrò finalmente una
ripresa del dialogo con la Gran Bretagna, grazie alla reciproca apertura tra il
Governo di Londra, guidato dal laburista Tony Blair, e il
S.F., nella
persona del suo leader Gerry Adams. Nell'ottobre 1997 venne ratificato uno
storico accordo nel castello di Stormont, reso possibile da una precedente e
duratura tregua dichiarata unilateralmente dall'IRA. Gli incontri tra
rappresentanti del Governo britannico, del
S.F. e delle forze
repubblicane del Nord e del Sud dell'Irlanda portarono alla firma di un accordo
di pace nell'aprile 1998 (noto come Accordo di pace del Venerdì Santo) e alla
sua ratifica popolare, a grande maggioranza,
mediante un referendum tenutosi nel maggio successivo. Nel 2001 i seggi del
S.F.
a Westminster salirono a quattro, mentre nel 2005 gli elettori portarono a cinque il numero di
rappresentanti del partito.